Michael Berg
Con la porzione di Shemot, in questo Shabbat, possiamo cominciare a risvegliare
quella parte della nostra anima che è necessario portare alla Redenzione
Finale. E la lettera 27^ in ”Beloved of My Soul” ha al suo interno un punto
specifico in cui Rav Brandwein insegna a Rav Berg quanto sia importante capire
questa porzione.
Mosè, sappiamo, voleva porre fine a tutte le sofferenze e alla morte in questo mondo, facendo tutto il possibile per aiutare gli Israeliti mentre erano nel dolore della schiavitù in Egitto. Ma allora perché Rav Brandwein chiede, perchè Mosè disse no al Creatore quando gli disse che sarebbe stato lui a porre fine a tutto quel dolore e sofferenza? La discussione tra Mosè e il Creatore andò avanti per una settimana, durante la quale Mosè non solo non colse l’opportunità, ma continuò anche a rifiutare. Quindi, come capire ciò?
Mosè si prese cura degli Israeliti, ma non nel modo in cui molti di noi si preoccupano. Se noi, vediamo qualcuno nel dolore, stiamo bene nel dire: “Lo aiuterò, anche se domani potrebbe essere di nuovo nel dolore”. Ma Mosè no. Mosè era a un livello completamente diverso. Non voleva far parte di qualcosa che non fosse eterna; per Mosè, qualunque cosa facesse doveva far parte della Redenzione Finale. Immagina quanto sia diversa questa consapevolezza rispetto a quella della maggior parte di noi. Molti di noi sono felici se siamo in grado di risolvere un problema per qualcuno. Ma Mosè, in ogni momento della sua vita, si assicurava che qualsiasi cosa toccasse facesse parte dell’eterna rimozione del dolore, della sofferenza e della morte.
Quindi, con ciò,
possiamo capire perché Mosè stesse respingendo la Luce; spingere la Luce crea
un vaso più grande! Se Mosè avesse accettato la possibilità data dal Creatore,
di portare la Redenzione agli Israeliti in Egitto a quel punto, sarebbe stato
molto limitato in ciò che avrebbe potuto fare per aiutarli. Anche se la maggior
parte di noi ne sarebbe contenta, Mosè no. Mosè respinse la Luce, dicendo:
“Voglio di più. Voglio il potere di fare di più!” L’intera settimana di
discussioni tra Mosè e il Creatore, quindi, non significa che Mosè dicesse:
“Non voglio farlo, non sono sicuro di può farlo”, ma piuttosto Mosè stava risvegliando
un vaso più grande, spingendo la Luce a rivelarsi ancora di più.
Il Creatore quindi disse a Mosè che l’unico modo per risvegliare la Redenzione
è “Ama il prossimo tuo come te stesso”. E affinché ciò accada, il
Creatore disse a Mosè di portare con sé Aronne – l’energia della Colonna destra, l’energia della Misericordia – e
insieme infonderanno sugli Israeliti questo concetto, la comprensione di “Ama
il tuo prossimo come te stesso”. Questo è il lavoro iniziato da Mosè e Aronne: andare
dagli Israeliti e, come dice Rav Brandwein, forzare in loro questo risveglio
all’amore.
Affinché avvenga la Redenzione, ci deve essere un nuovo livello di amore;
questo è il segreto di cui Rav Brandwein parla a Rav Berg, segreto di cui il
Creatore allora, parlò a Mosè, e, a noi adesso. Ma perché questo? Perché ci
deve essere un nuovo livello di amore? Nel Midrash troviamo la domanda – se gli
Israeliti si trovavano nella cosiddetta 49^ porta della negatività, meritavano
la Redenzione finale? Che cosa ha permesso il riscatto degli Israeliti, pur
essendo ad un livello così basso?
Ecco la risposta e un bellissimo insegnamento. Ciò che ha permesso la
redenzione dall’Egitto è stato il fatto che il Creatore guardava a quella parte
dell’anima degli Israeliti, la parte che è dentro ogni individuo, che non viene
mai danneggiata, neanche dalle azioni negative che un individuo compie. E
poiché il Creatore non si concentra sulla persona che si trovava al 49° livello
di negatività, ma piuttosto sulla parte dell’anima di quella persona che non
viene mai danneggiata, la parte perfetta che ognuno di noi ha, la Redenzione
sarebbe arrivata. Quindi, i kabbalisti ci insegnano che la ragione per cui gli
Israeliti meritarono la redenzione dall’Egitto, era perché il Creatore guardò
alla parte perfetta che era in tutti loro.
Ma, cosa molto importante, come possiamo risvegliarla
in noi? La risposta, credo, sia molto semplice. Sappiamo che come una persona
si comporta, la Luce del Creatore si comporterà con lui, e come ci comportiamo
con gli altri, così la Luce del Creatore si comporterà con noi. Ciò significa
che se siamo persone che troviamo la scintilla della bontà in qualcuno anche
quando la vediamo fare qualcosa di negativo, allora il Creatore ci guarderà, e
qualunque cosa facciamo, si concentrerà anche solo sulla scintilla della bontà
che è in noi .
Ci sono due modi per ottenere la Redenzione: o far sì che tutti siano perfetti,
cosa che non accadrà mai, o arrivare ad un livello in cui il Creatore si
concentra solo sulla parte di noi che è perfetta. Come fare? Dicendo agli
Israeliti e, a noi, di risvegliare l’amore, il che significa che quando vediamo
qualcuno che ha fatto cose terribili, diciamo: “Non guardo alle cose terribili
che questa persona ha fatto. Guardo solo alla loro bontà.”
Cosa significa, allora, amare un altro come noi amiamo noi stessi? Dimenticare
tutte le cose negative che ha fatto e concentrarsi solo su quell’anima perfetta
e la bontà al loro interno. Gli Israeliti meritarono che la Luce si
concentrasse solo sulla loro bontà perché erano concentrati sulla bontà degli
altri. Questo è il segreto di cui Rav Brandwein parla a Rav Berg, e il Creatore
lo disse a Mosè e Aronne, e tutti dobbiamo risvegliare in noi “Ama il tuo
prossimo come te stesso”.
La Redenzione Finale arriverà quando il Creatore si concentrerà solo sulla
scintilla di bontà che è in numero adeguato di
persone. Come potrà accadere? Quando un gran numero di noi si
concentrerà solo su quella scintilla di bontà che è dentro gli altri.
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